Nutrizione

Allergia all'istamina: esiste oppure è un altro mito da sfatare?

1. “Allergia all’istamina”: esiste davvero?

Sempre più spesso si sente parlare di allergia all’istamina come causa di sintomi vaghi e persistenti: mal di testa, prurito, gonfiore, orticaria, senso di calore, disturbi gastrointestinali. In rete si trovano elenchi di alimenti “ricchi di istamina” da evitare, test della DAO da fare, integratori da assumere.

Ma c’è un problema: l’allergia all’istamina, in senso medico, non esiste.

L’istamina non è un allergene, ma un mediatore chimico, cioè una sostanza prodotta dal corpo stesso (soprattutto dai mastociti) durante reazioni infiammatorie o allergiche. Quindi parlare di allergia all’istamina è concettualmente scorretto, almeno secondo le società scientifiche di riferimento.

Vediamo allora cosa dicono davvero le linee guida e cosa può avere senso fare in caso di sintomi sospetti

Mercedes Trucks GIF

2. Cosa succede davvero: istamina, sintomi e confusione

L’istamina è coinvolta in tante reazioni del nostro corpo: dilata i vasi sanguigni, aumenta la permeabilità dei capillari, stimola la secrezione acida nello stomaco, attiva le terminazioni nervose (→ prurito, dolore). È quella che scatena le classiche reazioni allergiche: orticaria, rinite, broncospasmo.

Ma in certi casi, soprattutto dopo l’assunzione di alcuni cibi (formaggi stagionati, vino rosso, pesce conservato), alcune persone riportano sintomi simili a quelli allergici, senza che ci sia un’allergia vera e propria. Da qui nasce l’ipotesi della cosiddetta “intolleranza all’istamina”.

Le società scientifiche suggeriscono però di evitare questo termine ambiguo e parlare, quando davvero necessario, di:

a) Reazioni avverse all’istamina ingerita

b) Sindrome scombroide (intossicazione acuta da istamina alimentare)

c) Sindrome da attivazione mastocitaria (MCAS)

3. Cosa dicono le linee guida ufficiali

Le linee guida tedesche DGAKI (2021) e il documento EAACI sulla nomenclatura allergologica (2023) sono molto chiare: non esistono test diagnostici validati per l’intolleranza all’istamina, e la DAO sierica non è un test affidabile.

Punti chiave da ricordare:

a) DAO bassa ≠ diagnosi: il livello di diaminossidasi (DAO) nel sangue non permette di fare diagnosi, e non ha sufficiente correlazione con i sintomi.

b) Questionari, istamina urinaria, 1-metilistamina: non sono affidabili per uso clinico.

c) Non esiste un test allergologico per l’istamina: perché l’istamina non è un allergene.

L’unico approccio accettato: in pazienti con sospetti fondati, si può valutare una dieta a basso contenuto di istamina per almeno 4 settimane, seguita da una provocazione orale in cieco. Se i sintomi migliorano con la dieta e ritornano in modo riproducibile con l’istamina (in cieco, per evitare effetto placebo), si può parlare di una reazione avversa non allergica all’istamina alimentare.

4. Diagnosi differenziale: e se non fosse istamina?

Molti dei sintomi riportati come “intolleranza all’istamina” sono aspecifici e possono dipendere da altre condizioni molto più comuni, come:

1) Allergie alimentari vere (IgE-mediate)

2) MCAS (Mast Cell Activation Syndrome)

3) CSU (orticaria cronica spontanea)

4) IBS (sindrome dell’intestino irritabile)

5) Effetti farmacologici (da alcol, FANS, antidepressivi)

6) Intossicazioni alimentari (es. sindrome scombroide da pesce mal conservato)

In uno studio pubblicato su JACI – In Practice nel 2023, la provocazione orale in cieco con istamina ha smentito la diagnosi in gran parte dei pazienti. I sintomi erano spesso dovuti a effetto nocebo o ad altre condizioni.

5. E gli integratori di DAO? Servono davvero?

Oggi sono disponibili integratori di DAO (diaminossidasi), enzima che dovrebbe aiutare a degradare l’istamina assunta con la dieta.

Tuttavia:

a) Le prove cliniche sono limitate e poco consistenti.

b) Mancano RCT robusti che dimostrino un reale beneficio clinico.

c) La biodisponibilità della DAO ingerita per via orale è molto bassa, e la sua efficacia è ancora in discussione.

Per ora, le linee guida non ne raccomandano l’uso routinario, ma sono in corso alcuni studi più rigorosi.

6. Conclusioni

Parlare di allergia all’istamina è scientificamente scorretto. L’istamina è un mediatore, non un allergene. Le cosiddette “intolleranze all’istamina” sono spesso sovrastimate, autodiagnosticate o attribuite in modo improprio.

La diagnosi va fatta solo:

  • in presenza di una sintomatologia ben definita
  • dopo esclusione di altre cause
  • con una prova dietetica seguita da provocazione in cieco, sotto supervisione medica

I test commerciali (DAO, istamina urinaria, test “intolleranze”) non bastano. E gli integratori non sono la soluzione magica.

L’approccio giusto? Ragionato, critico e guidato da un professionista che conosca bene queste condizioni.

Valerio Gamucci, nutrizionista

Autore - Valerio Gamucci

Biologo nutrizionista Theia, esperto in integrazione e nutrizione sportiva.

FAQ

1. È possibile essere “allergici” all’istamina?

No. L’istamina è una molecola fisiologica che il corpo produce e utilizza in molti processi. Non è un allergene, quindi non può scatenare un’allergia vera e propria.

2. Il test della DAO serve a qualcosa?

No. I livelli sierici di DAO non correlano con i sintomi e non hanno valore diagnostico. Le linee guida EAACI e DGAKI ne sconsigliano l’uso clinico.

3. Come si fa diagnosi di “intolleranza all’istamina”?

Solo con un percorso controllato: dieta povera di istamina per almeno 4 settimane, seguita da una provocazione orale in cieco. Se i sintomi migliorano e poi ricompaiono con l’istamina, la diagnosi può essere considerata probabile.

Indice dell'articolo

Leggi anche

Condizioni che trattiamo

Avvia la chat
1
💬 Hai bisogno di info?
Ciao 👋🏼
Come possiamo aiutarti?