Nutrizione

Digiuno intermittente: è davvero sicuro per tutti?

1. Digiuno intermittente: è davvero sicuro per tutti?

Il digiuno intermittente (IF), e in particolare il time-restricted eating (TRE), è ormai diventato popolare anche tra chi convive con condizioni croniche come il diabete. Ma quando è davvero una scelta sicura? E quando invece può trasformarsi in un rischio?

Secondo le linee guida dell’American Diabetes Association (ADA, Standards of Care 2025), il digiuno intermittente non è intrinsecamente pericoloso per la maggior parte degli adulti. Può essere una strategia alimentare valida e sicura, se ben pianificata e adattata alle esigenze individuali. Tuttavia, viene anche sottolineato che non è superiore, in termini di efficacia metabolica, rispetto a una dieta ipocalorica continua, a parità di deficit energetico.

Per i pazienti con diabete, il discorso si fa più delicato. Prima di iniziare un protocollo IF o TRE, è fondamentale valutare il rischio e, se necessario, modificare le terapie ipoglicemizzanti. Questo vale soprattutto per chi assume insulina o sulfaniluree, farmaci che aumentano il rischio di ipoglicemia se i pasti vengono saltati o ritardati.

Le linee guida IDF-DaR (originariamente pensate per il digiuno durante il Ramadan, ma applicabili anche in contesti non religiosi) forniscono strumenti pratici per stratificare il rischio, adattare le dosi dei farmaci e impostare un monitoraggio accurato. Un modello clinico che andrebbe adottato anche nel digiuno “laico”.

2. Il caso particolare degli SGLT2-inibitori

Un'attenzione particolare va riservata ai pazienti che assumono farmaci della classe SGLT2-inibitori, come dapagliflozin o empagliflozin. Durante il digiuno prolungato, o in caso di apporto molto basso di carboidrati, questi farmaci possono aumentare il rischio di una complicanza rara ma grave: la chetoacidosi euglicemica (EDKA). Per questo, l’ADA raccomanda di evitare l’uso di SGLT2 durante periodi di digiuno esteso, a meno che non ci sia un attento monitoraggio clinico.

3.Cosa dicono le revisioni sistematiche sulla sicurezza?

Le evidenze più recenti confermano che, negli adulti sani o con sovrappeso/obesità, l’IF è generalmente sicuro. Una meta-analisi del 2024 su soli studi randomizzati ha mostrato che il digiuno non aumenta in modo significativo gli eventi avversi rispetto ai gruppi di controllo. Leggeri aumenti di sintomi come capogiri sono stati riscontrati solo in alcuni schemi molto restrittivi.

Anche le umbrella review più recenti  che mettono a confronto diverse forme di IF  non hanno identificato segnali di danno rilevanti. I benefici metabolici risultano sovrapponibili a quelli delle diete ipocaloriche continue, sempre a parità di restrizione energetica.

4. Quando il digiuno va evitato o valutato con attenzione

Ci sono però condizioni in cui il digiuno non è raccomandato o richiede molta cautela:

1) Pazienti con diabete in terapia ipoglicemizzante: se non si modificano dosi e timing, aumenta il rischio di ipoglicemia. Serve una guida clinica, idealmente con supporto medico

2) Assunzione di SGLT2-inibitori: come già detto, il rischio di EDKA impone un’attenta valutazione.

3) Soggetti fragili, come anziani con comorbilità, persone con sottopeso, disturbi del comportamento alimentare o rischio di malnutrizione: in questi casi, le linee guida raccomandano prudenza, perché mancano prove solide di efficacia e il rischio di effetti avversi è più alto.

5. Cosa fare in pratica

Se sei un adulto sano, e il digiuno ti aiuta a mantenere un apporto calorico adeguato e una buona aderenza, può essere un’opzione sicura. L’importante è non sacrificare nutrienti essenziali, in particolare le proteine e i micronutrienti.

Se hai il diabete tipo 2, il digiuno può funzionare, ma non è automaticamente migliore delle altre strategie. L’elemento chiave è la personalizzazione del percorso: valutazione del rischio, eventuale modifica della terapia, e monitoraggio clinico (glicemia, segni di chetosi, pressione, ecc.).

Infine, se assumi SGLT2-inibitori, o hai una storia di ipoglicemie, è meglio evitare il digiuno intermittente senza un confronto con il medico. La sicurezza viene prima di tutto.

Valerio Gamucci, nutrizionista

Autore - Valerio Gamucci

Biologo nutrizionista Theia, esperto in integrazione e nutrizione sportiva.

FAQ

1) Il digiuno intermittente è sicuro se ho il diabete?

Sì, può esserlo, ma solo se gestito in modo strutturato. Se assumi insulina o sulfaniluree serve modificare le dosi per prevenire le ipoglicemie. Le linee guida ADA 2025 e IDF-DaR raccomandano una valutazione individuale del rischio e un monitoraggio attento.

2) Posso fare digiuno se prendo SGLT2-inibitori?

In genere no, o comunque solo sotto stretto controllo medico. Digiuno prolungato e apporto molto basso di carboidrati aumentano il rischio di chetoacidosi euglicemica, una complicanza rara ma seria.

3) Il digiuno è più efficace di una dieta ipocalorica classica?

No. Le revisioni sistematiche e le linee guida ADA mostrano che, a parità di deficit calorico, IF e TRE non sono superiori alla restrizione calorica continua. Possono però essere un’opzione valida se aiutano a mantenere aderenza e sostenibilità.

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