Il cranberry, o mirtillo rosso americano (Vaccinium macrocarpon), è uno degli integratori più citati nella prevenzione delle infezioni urinarie. Ma funziona davvero? E in quali casi ha senso usarlo?
La risposta della scienza è chiara: può aiutare a ridurre le recidive, ma non è una cura miracolosa, né funziona in tutte le categorie di persone. Vediamo cosa dicono le ultime evidenze.
L’ultima revisione Cochrane ha analizzato 50 studi clinici randomizzati, con oltre 8.800 partecipanti, e ha confermato che il cranberry riduce il rischio di una nuova cistite del 30-40 % nelle donne che soffrono di infezioni urinarie ricorrenti (almeno 2 episodi in 6 mesi).
Tradotto: 3 donne su 10 riescono a evitare una recidiva grazie al mirtillo rosso.
Anche nei bambini con IVU frequenti e nei pazienti sottoposti a radioterapia pelvica, i dati suggeriscono una riduzione del rischio di recidiva (−50 % circa). L’effetto è simile, anche se gli studi sono meno numerosi.
Qui le prove non ci sono, o non mostrano alcun beneficio. In gravidanza, ad esempio, gli studi sono troppo limitati; negli anziani e nei portatori di catetere l’efficacia è trascurabile o assente.
Il cranberry non è un antibiotico e non può trattare un’infezione già in corso. In caso di sintomi, la prima cosa da fare è parlarne con il medico e valutare l’uso di antibiotici mirati.
Le principali società di urologia sono prudenti, ma aperte:
a) EAU 2022 (European Association of Urology): il cranberry può essere consigliato come misura aggiuntiva, ma va detto che la qualità delle prove è ancora incerta.
b) AUA 2019–2022 (American Urological Association): uso opzionale in donne con cistiti ricorrenti, da valutare caso per caso.
Insomma: non è obbligatorio, ma può avere senso provarlo, soprattutto se si preferisce evitare antibiotici continuativi.
La chiave di tutto sta nella quantità di un principio attivo: le proantocianidine di tipo A (PAC-A). Sono molecole che impediscono ai batteri (soprattutto E. coli) di attaccarsi alle pareti della vescica.
Gli studi clinici hanno usato prodotti contenenti almeno 36 mg di PAC-A al giorno. Se ce n’è meno, l’effetto potrebbe essere nullo.
a) Succo standard 240–300 ml due volte al giorno
b) Compresse/capsule 500–600 mg di estratto titolato (Più pratiche)
c) Polvere liofilizzata 500 mg 2-3 volte al giorno (Controllare bene la titolazione in PAC)
🔎 Molti prodotti da banco non dichiarano la quantità di PAC-A, o ne contengono troppo poca. Scegli solo prodotti certificati e trasparenti.
L’effetto dura solo finché si assume il cranberry: dopo 2-3 mesi dalla sospensione, il rischio di cistite torna quello di prima.
Non sostituisce altre strategie di prevenzione, come:
a) abbondante idratazione quotidiana,
2) minzione dopo i rapporti,
3) gestione estrogenica vaginale in post-menopausa (se indicata),
4) profilassi antibiotica per i casi selezionati.
1) Scegli prodotti certificati con almeno 36 mg di PAC-A al giorno
2) Assumilo con costanza, almeno per 3–6 mesi
3) Parlane con il tuo medico, soprattutto se hai patologie renali, assumi farmaci o sei in gravidanza
Il Mirtillo rosso sembra dunque essere abbastanza efficace, ma solo se lo tratti come un integratore, non come un succo miracoloso, rimane dunque importante utilizzare anche le altre strategie di prevenzione.
Il Mirtillo rosso è un aiuto utile ma non risolutivo per ridurre le infezioni urinarie ricorrenti nelle donne sane, nei bambini e in alcune situazioni cliniche specifiche.
Non funziona come trattamento per la cistite in atto, non sostituisce l’antibiotico, ma può essere un buon alleato nella prevenzione se usato correttamente e nelle giuste dosi.
Solo se contiene almeno 36 mg di PAC-A al giorno. Molti succhi non dichiarano la quantità e possono essere inefficaci.
Quasi tutti, ma chi ha calcoli renali da ossalato o assume warfarin dovrebbe parlarne prima con il medico.
Almeno 3 mesi in modo continuativo. L’effetto protettivo si perde dopo la sospensione.